Pare che, secondo una ricerca dell’Università del Michigan (Stati Uniti), chi frequenta Facebook senza interagire soffra di aggravamento dell’umore, mentre chi mette almeno qualche “mi piace” o scrive qualche commento poi si sente molto meglio. Anche l’Università della California, San Diego e l’Università di Yale hanno condotto studi analoghi da cui è risultato coloro che cliccano sui link il quadruplo rispetto all’utente medio, o che mettono il doppio dei Mi piace”, tendono a definire migliori le loro condizioni mentali rispetto a chi invece interagisce poco o nulla. A parte il fatto che queste ricerche delle Università americane mi fanno sempre molto ridere perché davvero studiano qualsiasi cosa di interesse davvero limitato, quello che davvero mi sorprende è che i risultati sono stati resi noti proprio da Facebook che, ovviamente, ha tutto l’interesse a far sì che gli utenti partecipino attivamente piuttosto che essere semplici lettori.
Quindi anche i cosiddetti “hater” dopo aver scritto i loro commenti zeppi di insulti si ritrovano di buon umore? Io non ci credo. Secondo me gli “odiatori” professionisti, “leoni da tastiera”, non sono mai felici, sono per definizione dei poveri scontenti di tutte le cose e di tutto il prossimo cui danno la colpa dei propri fallimenti. Anche se interagiscono alla fine non si sentono meglio per niente. Forse lo sono nel momento in cui scrivono cattiverie, ma poi sono certamente delle persone squallide e infelici.
Sempre Facebook ci fa sapere poi che secondo la Carnegie Mellon University, le persone che inviano o ricevono più messaggi e commenti da amici e conoscenti dicono di sentire un migliore sostegno sociale, contro depressione e solitudine. E forse questo potrebbe anche essere vero.