Un carissimo amico per Natale mi ha regalato un volume scritto da Luca Cerchiari dal titolo “Storia del musical – Teatro e Cinema da Offenbach alla musica pop”. Sapeva che sono appassionato del genere e mi ha fatto un gran piacere perché non conoscevo questa pubblicazione, datata ottobre 2017, quindi recentissima, di cui stranamente Bompiani, per i cui tipi è edita, non aveva pensato di rendermi edotto come responsabile del portale www.musical.it . L’autore, Luca Cerchiari – leggo sull’ultima di copertina – è “Musicologo e critico musicale, tra i massimi esperti europei di musica jazz, di popular music e di discografia. Docente universitario dal 1997 (Torino, Udine, Verona, Padova, Genova), dirige presso l’Università di Milano-IULM il Master in Editoria e produzione musicale e vi insegna storia della musica pop. Conferenziere anche in Europa e Usa, è autore di un centinaio di libri e saggi (alcuni editi in altre lingue)…”. Una pubblicazione quindi che mi rende molto felice, soprattutto perché è il segno che finalmente anche in Italia si muove l’interesse verso questo genere musicale e questa potrebbe essere un’opera utilissima, oltre che per una normale lettura, soprattutto per la consultazione. Però… naturalmente c’è un però. Apro a caso il libro a pagina 302 e leggo che la protagonista di Flashdance “lavora di giorno in un cantiere edilizio per mantenersi agli studi di ballo”: mi pare universalmente noto che Alex lavori invece come saldatrice in un’acciaieria di Pittsburgh e non in un cantiere edilizio, ma la svista è perdonabile. Un peccato veniale, penso. Riapro a caso e leggo a pagina 325 che la coppia Schönberg-Boublil, autori del celeberrimo “Les Miserables”, ha successivamente firmato anche i musical Jeckyll & Hyde, Jane Eyre e Dracula, The Musical: questo non è vero essendo tali spettacoli scritti da altri autori: il primo da Wildhorn e Bricusse, il secondo da Gordon e Caird, il terzo da Widhron, Black e Hampton. E qui l’errore è davvero grave per un saggio di consultazione sul musical, anche perché di questo sono al corrente, ma se ci sono errori magari su epoche più remote non posso accorgermene; insomma il libro diventa subito poco affidabile. A pagina 308 poi apprendo che la canzone Cabaret dal musical omonimo, Cabaret, è una canzone “quasi ossessiva, espressionista, magnificamente resa da Joel Grey in un’interpretazione ai limiti del grottesco”. La canzone Cabaret viene eseguita nel musical solo da Sally Bowles e non dal Maestro di Cerimonie che era interpretato, sia a teatro che nel film, appunto da Joel Grey. A pagina 304 si parla di Mary Poppins, film del 1964 che divenne musical teatrale solo con una produzione “di molto successiva” a Broadway nel 2006: in realtà la produzione per il palcoscenico apparve prima a Londra nel 2004 e, rimaneggiata, due anni dopo a New York. Proseguo per dare un’ultima possibilità; riapro a caso e leggo a pagina 293 che la messa in scena di Evita a Broadway “comprende tra i collaboratori una star della musica pop statunitense come Prince”: davvero? Non l’avevo mai saputo, forse è vero ma, alla luce di quanto visto prima, mi sembra giusto dubitarne e pensare che si tratti di una solenne cantonata dettata dal fatto che la regia di quell’allestimento era firmata dal grande Harold Prince, che certo non è una pop-star.
Insomma: direi che anche questa volta si sia persa una buona occasione per pubblicare una seria opera in italiano sul genere che più amo. Peccato davvero.