L’altra sera ho visto il film diretto dal regista messicano Guillermo del Toro, che ha vinto l’ultima Mostra del Cinema di Venezia e che ha anche il maggior numero di candidature ai prossimi premi Oscar. S’intitola “La forma dell’acqua” ed è davvero bellissimo. Non perdetelo se è ancora in programmazione. È un consiglio che mi sento di dare, però, solo se siete tra coloro a cui piacciono le favole ed a cui piacciono i musical. No, non è un musical, anche se la colonna sonora è curatissima. Ma credo che possa piacere molto a chi è appassionato di questo genere. Infatti a me è piaciuto. Penso non sia il caso che io vi racconti la trama. Vi segnalo solo che gli interpreti sono tutti bravissimi ed in particolare la protagonista Sally Hawkins nel ruolo della muta Elisa. Il film è ambientato a Baltimora nei primi anni sessanta. Ci sono tanti temi in questo film: la guerra fredda, i diritti civili, l’eterna lotta tra il Bene e il Male; c’è il tema della diversità, delle menti chiuse davanti a ciò che non si conosce. Ma anche di quelle illuminate che sanno vedere oltre le apparenze. Ci sono i cattivi-davvero-cattivi; ci sono, come dicevo, i disabili, le minoranze, i gay, i mostri. E poi c’è tanto amore per il cinema ma non solo: per la fantasia che nutre tutte le arti in generale. C’è la musica come linguaggio universale per comunicare e superare le incomprensioni. “Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque”: è la frase finale del film. L’acqua assume la forma di ciò che la ospita, un po’ come l’amore prende la forma di chi amiamo.