Il caso Tortona

Mi sono distratto forse, e non mi sono accorto che all’inizio di novembre la mia città, Tortona, è assurta agli onori della cronaca nazionale. Avevo sentito qualcosa, ma credevo si fosse tutto fermato all’ambito locale. E invece quanto è accaduto – commenti spregevoli su Facebook da parte di un consigliere comunale nei confronti di una donna, nell’ambito di un dibattito che poteva essere invece civile – è stato commentato anche, tra gli altri, dalla scrittrice Michela Murgia, in un articolo su La Stampa che, nell’edizione cartacea, aveva per sopratitolo “Il caso Tortona“. Ebbene sì:  siamo riusciti di nuovo, a 24 anni dai “sassi dal cavalcavia”, a tornare alla ribalta nazionale …
«Signora, vedo che lei non ha seguito il mio consiglio di qualche giorno fa, di usare le dita per il suo piacere personale. Le usa ancora per scrivere stron…». Queste elevate parole le ha scritte ieri su Facebook il consigliere comunale di Tortona Nicolò Castellini, esponente della Lega, alla concittadina Anna Maria Sciutto, rea di avergli spiegato che no, l’ospedale di Tortona non può riservare i posti Covid per i tortonesi, perché gli ospedali, in ordine di gravità, devono accogliere i pazienti senza discriminazioni di provenienza, che poi sarebbe il motivo per cui lo si chiama Sistema sanitario nazionale. Il consigliere leghista, con stolidità cementizia, ha ribadito la stessa volgarità anche sotto a un secondo commento della sua interlocutrice, peraltro di una flemma argomentativa che le ho invidiato.
Sono lieta che la signora Sciutto abbia poi deciso di intraprendere le vie legali dopo l’insistenza del consigliere leghista e non ha alcuna importanza che egli – resosi conto del guaio – abbia cancellato i commenti scusandosi, preda di un tattico pentimento. Ne sono lieta perché, al di là del dibattito locale tra tortonesi, quello che è successo a Sciutto succede tutti i giorni su ogni piattaforma e, oltre a guastare la qualità della vita di chi ne è vittima, inquina la libertà di espressione di tutti, lasciando campo solo ai più violenti. Reagire è doveroso, ma se a reagire è una donna, il beneficio che si è ottiene è duplice. La ragione è banalmente metodica. Quando non vuoi discutere nel merito di una questione – e di solito accade perché non hai argomenti validi – esiste un diversivo che appartiene alla tradizione della retorica: la reductio ad personam.
Non è una mossa di grande spessore, ma sui social network va per la maggiore, perché è facile: basta spostare l’attenzione dal tema che si sta dibattendo a chi lo pone, insultandolo o denigrandolo finché non si ritira dal dibattito. Quando l’interlocutore è una donna avviene però uno spostamento ulteriore, a cui i latini non avevano ancora dato un nome, ma che noi siamo sempre in tempo a battezzare come reductio ad corpus. Non importa di cosa si sta parlando: se il tuo interlocutore è una donna, la reductio ad corpus è sempre possibile e anzi auspicabile, perché raramente suscita riprovazione. A una donna che dice: «Quello che dici non ha fondamento per la tal ragione» si può dire impunemente: «so io che cosa potresti fare del tuo tempo», «si vede che non hai spesso rapporti sessuali» o «dovresti usare le dita per altro». La solidarietà indignata sembra la cosa giusta, ma va appresso allo scopo del denigratore: spostare l’attenzione dal tema. Ogni volta che un uomo mediocre non sa cosa rispondere all’intelligenza di una donna e prova ad attirare l’attenzione sul suo corpo, l’unica cosa sensata è riportarlo sul tema che lo mette a disagio e costringerlo ad argomentare. Non difendete i corpi delle donne, ce li difendiamo da sole. Difendete piuttosto le nostre idee e il diritto di dirle. È di quelle, non altro, che persone come il consigliere leghista hanno paura. (Michela Murgia)

Vedo poi che il Comune di Tortona ha emesso un comunicato stampa in cui si dissocia (ovviamente) dal Consigliere.  E La Stampa, a firma questa volta di Paola Italiano, ha risposto così:
Ci risiamo. È una vecchia storia quella di chi accusa i giornali di «strumentalizzare« una vicenda, uno dei modi più classici per spostare l’attenzione dal problema. In questo caso, la vicenda è quella del consigliere della Lega Nicolò Castellini e delle frasi sessiste e volgari che ha rivolto a una cittadina che esprimeva – sobriamente e senza offese – una sua opinione sui social. «Siamo molto rammaricati che alcuni organi di stampa e le forze di opposizione abbiano deciso, fin da subito, di strumentalizzare la vicenda, trasformandola in una occasione per attaccare questa maggioranza», ha scritto il sindaco di Tortona Federico Chiodi. Il dibattito tra forze politiche non ci interessa, il riferimento ad «alcuni organi di stampa» invece è affare nostro.
«Annientare una persona per un commento sui social network è un’approssimazione pericolosa. Nicolò Castellini non è una frase su Facebook, è un essere umano con dei difetti e con dei pregi, come tutti noi», si legge ancora nel comunicato del sindaco.
E allora? È vero, Castellini non è una frase sui social: è un consigliere comunale, un personaggio pubblico e come tale risponde di quello che fa e di quello che scrive. Che faccia volontariato, che porti i malati a Lourdes è del tutto ininfluente sul dibattito. Perché nessun organo di stampa e di sicuro non La Stampa ha portato un attacco personale a Castellini, e anzi: non ce ne saremmo mai occupati se lui stesso non avesse deciso di scrivere frasi intollerabili (sempre e ancor più se dette da un rappresentante di un organo politico) pubblicamente, su un social network come Facebook.
La differenza tra il bar e le nuove piazze digitali è questo: al bar puoi dire quello che vuoi e persino trovare un paio di amici che ridono della tua inaccettabile battuta; sui social network è tutta un’altra storia, non diversamente dall’esprimere un’opinione in televisione. A noi non interessa stabilire se Castellini sia una bella persona oppure no, non è questo il nostro compito. Il nostro compito è occuparci della politica, delle cose che fa e del linguaggio che usa pubblicamente argomentando su questioni politiche, come quella posta dal sindaco Chiodi alla quale una cittadina ha replicato.
Tra l’altro, non si capisce bene quali motivi dovrebbe avere il giornale di attaccare il sindaco di Tortona, al quale è sempre stato dato ampio spazio sui temi più svariati, ultimo in ordine cronologico proprio la questione del Covid Hospital che ha generato lo scambio al centro della polemica. E un’altra cosa: le dimissioni di un consigliere non sono «una scelta personale», come scrive il sindaco.
Le dimissioni sono un atto politico: lo può fare il consigliere nella bufera, lo può caldeggiare la sua maggioranza, esiste anche l’espulsione da un gruppo consiliare. Non è La Stampa a chiedere alcuna di queste cose. Decida Castellini, decida la maggioranza. Che valore abbia dire «ci dissociamo completamente» per poi profondersi in elogi sperticati del consigliere e non far seguire alcuna azione concreta, lo decidano i lettori.

Non voglio commentare. Dico solo che io non sognerei mai di scrivere una cosa simile su un social network. Potrò esprimere un giudizio negativo, ma sempre nei limiti del buon gusto. Non mi pare difficile. Non si può scrivere tutto ciò che passa per la testa. Se lo si fa, poi bisogna risponderne, soprattutto se sei qualcuno che rappresenta una parte di elettori in un consiglio comunale. Lecito scegliere di non dimettersi e di non far dimettere. Giudicheranno gli elettori al prossimo turno.

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