Per chi non l’avesse visto (pochi perché ha fatto il giro del web), un curioso filmato che mostra cosa è successo in un supermercato di Palermo che aveva messo in vendita il Pandoro Bauli in offerta a prezzo scontato (evidentemente molto scontato, spero). Il “Corriere” ha paragonato l’accaduto alla celebre scena della pastasciutta di “Miseria e Nobiltà”. Il video potrebbe apparire divertente, ma io lo trovo invece soprattutto sconfortante… Buon anno.
Il premio di X Factor #XF11 (inteso come oggetto)
Approfittando dei giorni di festa, sono finalmente riuscito a vedere #XF11, la puntata finale di X Factor dal Mediolanum Forum, che come già detto non avevo potuto seguire in diretta, anche se sono sempre stato fan di questa edizione e soprattutto di Mara Maionchi. È stata una bellissima finale, molto curata in tutti i dettagli, una grande produzione di livello internazionale, un esempio di come può essere ben fatta – indipendentemente dal fatto che il tipo di programma possa piacere o meno – la televisione di questi anni, da cui la RAI (che dal punto vista tecnico ed economico può essere sullo stesso piano) dovrebbe imparare evitando prime serate del tipo di “Sarà Sanremo” davvero deprimente sotto molti punti di vista ( e cito quella perché sempre di gara di cantanti si trattava). La cosa che però volevo segnalare come migliorabile per gli autori di X Factor è il premio finale, inteso come oggetto, che è stato consegnato al vincitore. Quando l’ho visto ho pensato che forse sarebbe sempre meglio ispirarsi a chi ha più esperienza: avete mai visto l’Oscar, il Golden Globe, il Tony, l’Emmy? Tutti premi che possono essere tenuti agevolmente con una mano e poi riposti su uno scaffale senza problemi. Forse un po’ meno comodo da tenere in mano è il Grammy, ma mai si raggiunge la bruttezza di quello che si è visto consegnare Lorenzo Licitra e che vedete nella foto sopra: una saetta piena di liquido! Ma come può venire in mente una simile “creazione”? Leggo che il premio è ispirato allo “stile” del profumo sponsor del programma “uno stile disinvolto, che esalta la moda come fiera affermazione del vivere senza regole”. Una saetta??? Comunque complimenti al copywriter che ha saputo trovare questo legame: proprio bravo (e non sto scherzando).
I settant’anni della promulgazione della Costituzione
“Egregio Presidente della Repubblica,
Oggi, 27 dicembre, ricorrono i settant’anni della promulgazione della Costituzione del nostro Paese. In una giornata così bella e fondamentale per le nostre vite e per la nostra democrazia, è nostro dovere ricordarLe come molte e molti di noi abbiano imparato a conoscerla tra i banchi di scuola, imparandone i valori fondamentali di libertà, uguaglianza, pace, rispetto, imparando a diventare di fatto cittadini e non più sudditi, secondo gli auspici di Piero Calamandrei e le opportune circolari ministeriali che spingono i docenti a seminare semi di cittadinanza attiva nei loro allievi e nelle loro allieve. Tutti e tutte noi l’abbiamo letta, riletta e riscoperta in questo anno di mobilitazione a favore della riforma della cittadinanza, ci siamo riconosciuti profondamente nei suoi valori, e in particolare nell’articolo 3, il cui secondo, magnifico comma, concepito dal padre costituente Lelio Basso, che recitando ” […] E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” , prospetta un orizzonte di riduzione delle diversità e di accesso ai diritti fra le varie componenti della Nazione e di progressivo ampliamento dei diritti e della platea degli aventi diritto come inscritto nell’intelaiatura profonda della Repubblica. Caro Presidente, concorderà con noi che il 23 dicembre la Repubblica ha fallito nella rimozione di questi “ostacoli”, mantenendo di fatto una distinzione netta tra cittadini e non, basata su una concezione prettamente elitaria ed economica della cittadinanza. La cittadinanza è qualcosa di più di un diritto. La grande filosofa Hannah Arendt l’ha definita «il diritto ad avere diritti» in quanto solo il riconoscimento della cittadinanza trasforma un individuo in un soggetto giuridico detentore di diritti. Non lasci che questa battaglia, iniziata con le prime mobilitazioni della Rete Nazionale Antirazzista nel 1997, quando molti e molte di noi non erano ancora nati, cada in un nulla di fatto. Anche perché così non è. Il quadro che consegnerebbe al Paese la rinuncia a discutere in aula la riforma della cittadinanza è ben diverso da quello che si presentava all’inizio della legislatura. In questi mesi, forze oscure che puntano a indebolire le ragioni della convivenza e dello stato di diritto sono cresciute, proprio cavalcando le ragioni del fronte del no alla riforma, riattivando la memoria di parole d’ordine che credevamo dimenticate, legate a fascismo e colonialismo. Qui, non si parla di una battaglia che punta semplicemente alla conquista di un accesso alla cittadinanza più semplificato, con la nostra battaglia puntiamo ad ottenere, finalmente, il nostro riconoscimento come categoria sociale finora ignorata e dimenticata; con la nostra battaglia puntiamo ad una politica di ampio respiro, al passo con i tempi e che soprattutto sappia riconoscere i cambiamenti sociali e culturali del proprio Paese. Con la nostra battaglia, inoltre, puntiamo ad ottenere un’applicazione ancora più incisiva della nostra Costituzione Italiana. Talvolta le autorità di un Paese democratico sono chiamate dalla Storia a promuovere leggi che possono apparire divisive ma che in realtà sono necessarie a potenziare gli anticorpi e a creare argini contro la deriva di forze antidemocratiche e destabilizzanti. Non lasciateci soli ancora una volta. RingraziandoLa della Sua attenzione, cogliamo l’occasione per augurarLe buone feste.
Con Rispetto,
Il Movimento #ItalianiSenzaCittadinanza “
Non aggiungo altro.
Il cane che ha bisogno di un abbraccio
Un filmato che probabilmente avrete già visto, perché ha fatto il giro del mondo. Mi piace troppo e visto che oggi è il giorno dopo Natale, è ancora festa, mi sembra adatto. Arriva dall’India dove un cane labrador ha dovuto subire un intervento chirurgico per rimuovere un nodulo sul collo. Tutto è andato bene ed una volta uscito dalla sala operatoria del veterinario trova il suo padrone che lo consola…
Se non metti “mi piace”… poi stai male
Pare che, secondo una ricerca dell’Università del Michigan (Stati Uniti), chi frequenta Facebook senza interagire soffra di aggravamento dell’umore, mentre chi mette almeno qualche “mi piace” o scrive qualche commento poi si sente molto meglio. Anche l’Università della California, San Diego e l’Università di Yale hanno condotto studi analoghi da cui è risultato coloro che cliccano sui link il quadruplo rispetto all’utente medio, o che mettono il doppio dei Mi piace”, tendono a definire migliori le loro condizioni mentali rispetto a chi invece interagisce poco o nulla. A parte il fatto che queste ricerche delle Università americane mi fanno sempre molto ridere perché davvero studiano qualsiasi cosa di interesse davvero limitato, quello che davvero mi sorprende è che i risultati sono stati resi noti proprio da Facebook che, ovviamente, ha tutto l’interesse a far sì che gli utenti partecipino attivamente piuttosto che essere semplici lettori.
Quindi anche i cosiddetti “hater” dopo aver scritto i loro commenti zeppi di insulti si ritrovano di buon umore? Io non ci credo. Secondo me gli “odiatori” professionisti, “leoni da tastiera”, non sono mai felici, sono per definizione dei poveri scontenti di tutte le cose e di tutto il prossimo cui danno la colpa dei propri fallimenti. Anche se interagiscono alla fine non si sentono meglio per niente. Forse lo sono nel momento in cui scrivono cattiverie, ma poi sono certamente delle persone squallide e infelici.
Sempre Facebook ci fa sapere poi che secondo la Carnegie Mellon University, le persone che inviano o ricevono più messaggi e commenti da amici e conoscenti dicono di sentire un migliore sostegno sociale, contro depressione e solitudine. E forse questo potrebbe anche essere vero.
Spelacchio è morto
Il povero Spelacchio, l’albero di Piazza Venezia a Roma, non ce l’ha fatta. Il Comune di Roma ha ammesso che è morto prematuramente, senza svolgere il suo compito di Albero di Natale almeno fino al 26 dicembre. Ve ne avevo parlato in un altro post, esprimendo la mia simpatia e la mia solidarietà di fronte alle cattivissime critiche cui era stato sottoposto, anche con impietosi paragoni con l’albero allestito a Milano. Spelacchio è seccato, ed ora è un rimpallo di responsabilità fra la ditta che l’ha fornito e quella che ha provveduto a installarlo in piazza. Insomma: un teatrino tutto italiano. Il Codacons naturalmente ha già presentato un esposto alla Corte dei conti in cui chiede alla giustizia contabile di indagare su un possibile danno erariale ed ha chiesto la rimozione di Spelacchio perché “palesemente morto e quindi rappresenta un vergognoso spettacolo per cittadini e turisti”. Mi sembra l’ennesima protesta fatta più per far parlare del Codacons che del fatto in sé. Di fronte poi agli sprechi italiani in tutti i campi questo non mi sembra davvero tra i più gravi. Non voglio certo difendere la giunta capitolina, ma addebitare a Raggi & C. anche la responsabilità della cattiva riuscita dell’Albero di Natale mi pare davvero troppo e inutile. Però per l’anno prossimo… mi raccomando, prendete esempio almeno dal Rockefeller Center di New York oppure… un bel presepe?
Le telefonate promozionali
Ormai da diversi anni le mie utenze di telefonia fissa sono iscritte al “Registro delle opposizioni”. Sapete di cosa si tratta, immagino; per i pochi che ancora non lo sanno “È un registro istituito a tutela degli abbonati telefonici che non vogliono ricevere chiamate pubblicitarie, ma che al tempo stesso desiderano rimanere sugli elenchi telefonici ed essere reperibili per le comunicazioni interpersonali. Iscrivendosi al registro un abbonato esercita il diritto “ad opporsi al trattamento” dei suoi dati personali a fini promozionali previsto dal Codice della privacy”. Una volta effettuata l’iscrizione dopo un massimo di 15 giorni gli operatori di telemarketing non vi chiameranno più. Bello vero? Troppo bello infatti. Non è cambiato assolutamente nulla. L’unica cosa è che se fate presente che il numero è iscritto al registro gli operatori si scusano e riagganciano. Ma il giorno dopo vi richiamano come se nulla fosse. A nulla vale nemmeno scrivere direttamente ed esercitare il proprio diritto a essere cancellati dagli elenchi dei vari operatori telefonici (i più insistenti, almeno nel mio caso). Vi rispondono di aver provveduto ma le telefonate promozionali continuano come se nulla fosse. A me spiace anche essere scortese con gli addetti che, mi rendo conto, stanno semplicemente facendo il loro lavoro, però anche la mia pazienza a volte ha un limite ( e quindi rispondo le cose più assurde, tipo “no guardi non ho il telefono…”). Vorrei far presente quindi a tutte le aziende che utilizzano il marketing telefonico, che nel momento stesso in cui vengo contattato deciderò di non utilizzare mai più nella vita quell’operatore, anche se dovesse avere il monopolio ed essere quindi l’unico sul mercato. Rispondo proprio così anche a chi mi contatta, sperando prima o poi che i miei dati vengano davvero cancellati, anche se essendo ormai quasi tutti addetti che faticano a parlare italiano… figuriamoci a capire il concetto che voglio esprimere… La cosa che maggiormente mi fa andare fuori di testa è quando vengo importunato dal mio stesso operatore di telefonia o di energia elettrica che mi chiede di diventare il mio fornitore. Io dico: almeno un controllo sui vostri clienti potreste farlo, se non volete perderli per totale sfiducia, no?
Le “promozioni” dei film in tv
Avete presente quando nelle trasmissioni televisive arrivano gli interpreti dei film in uscita per farsi pubblicità? Generalmente tutto si risolve con un video di introduzione dove si esalta tutto quanto quell’attore ha fatto nella sua carriera, seguita da un’intervista e da una clip del film. Insomma, una noia abbastanza mortale, se l’intervistato poi non è tra i più disponibili e l’intervistatore poco brillante. Vi voglio far vedere quanto andato in onda l’altra sera negli USA dove Hugh Jackman, Zac Efron e Zendaya sono impegnati nella promozione del film “The Greatest Showman” (già candidato a 3 Golden Globe ed in uscita anche in Italia il giorno di Natale). I tre hanno realizzato un intervento davvero strepitoso per il programma tv di James Corden. Molti di voi già avranno visto questa clip che in pochi giorni ha avuto su YouTube quasi 2 milioni di visualizzazioni. Io credo che questa sia una “vera” promozione, un contributo realmente valido per portare gente a vedere il film, molto di più di quanto possa fare una banale intervista. Non so se in Italia riusciremo mai a raggiungere questi livelli, ma prima o poi bisognerà anche che qualcuno ci provi. Guardate il video più sotto.
La gaffe imperdonabile
Storia vera di qualche giorno fa. Al supermercato. Il giovane cassiere maschio si rivolge alla signora e dice: “Totale 12 euro e 50, già con lo sconto di oggi”. La signora sorridente “Ah, c’è uno sconto oggi?” “Si come ogni mercoledì, lo sconto del 10% per chi ha almeno 65 anni o è in pensione”. La signora a quel punto non sorride più, fulmina con gli occhi il ragazzo e dice “Guardi, Io non ho ancora 65 anni e non sarò mai in pensione. Ma a questo punto lo sconto lo voglio lo stesso!”. Il cassiere ovviamente non ribatte e applica lo sconto. La cosa mi fa estremamente ridere soprattutto perché la signora in questione… era mia moglie! E pensare che a me di solito vogliono applicare lo sconto studenti! A parte gli scherzi bisognerebbe sempre evitare di attribuire questo tipo di agevolazioni se non sono espressamente richieste, proprio per evitare queste gaffe imperdonabili (ma così divertenti…).
Diversi anni fa anche al Teatro Civico di Tortona si concedevano sconti ai cittadini tortonesi ultrasessantenni e ricordo benissimo la stessa gaffe fatta dall’ Assessore alla Cultura di quel periodo (di cui non riporto il nome ma, poiché ho visto che segue questo blog, secondo me si riconoscerà sicuramente) : presente per caso in biglietteria, voleva convincere una signora non ancora di 60 anni ad approfittare di questa straordinaria opportunità.
Insomma, spesso davvero un bel tacer non fu mai scritto.
E alóooora! @maramaionchi @XFactor_Italia
La zampata della vecchia tigre. Alla fine ha vinto lei. Il suo Lorenzo Licitra è il vincitore di X Factor 11. Sto parlando di Mara Maionchi, l’anziana del gruppo dei giudici per cui già avevo espresso in tempi non sospetti la mia vicinanza (vedi qui ). Non ho ancora visto la puntata finale perché ieri sera ero a teatro, che ha sempre la precedenza (a proposito: “Dirty Dancing” agli Arcimboldi di Milano con la regia del mio amico Federico Bellone e tanti altri amici in scena e dietro le quinte è sempre una macchina da guerra), ma immagino sia stata una vittoria a sorpresa, visto che tutti davano per vincenti i Maneskin, che effettivamente sono bravissimi e faranno comunque strada. Ma a me piace vedere la cosa come la vittoria della semplicità di Mara contro le elucubrazioni radical-chic macchinose degli altri giudici. Brava Mara!
P.S.: vale sempre quanto ho già scritto l’altra volta: Si accettano commenti, evitando però i soliti “tanto è tutto combinato”, “non è vero nulla”, ecc.ecc. Le tesi “complottistiche” (su qualunque argomento, soprattutto su quelli più seri di questo… e non ci vuole molto) qui saranno sempre bannate.