Le serie che ho visto: Nove perfetti sconosciuti

Una miniserie che è l’adattamento del romanzo “Nove perfetti sconosciuti” (Nine Perfect Strangers) del 2018 scritto da Liane Moriarty. Un cast stellare messo insieme da Prime Video con un risultato secondo me altalenante e un po’ deludente.

Dicevo del cast: Nicole Kidman, Melissa McCarthy, Luke Evans, Bobby Cannavale, Melvin Gregg, Samara Weaving, Regina Hall, Michael Shannon, Asher Keddie; davvero tutti molto bravi, con una location da sogno, tra boschi, scogliere e piscine naturale, ma tutto questo al servizio di una narrazione un po’ scontata e, a tratti, poco credibile. Diretta e prodotta da Jonathan Levine, la serie è composta da otto episodi, Ambientata in un wellness resort di lusso che promette un processo di guarigione e trasformazione, ruota intorno a nove personaggi stressati che vivono in città e provano a seguire un percorso per avere un migliore stile di vita. A sorvegliarli durante i dieci giorni di permanenza è la direttrice del centro Masha (Kidman), la cui missione è quella di ritemprare le loro menti e dei loro corpi. Ma questi nove estranei non hanno idea di ciò che li aspetta…

E stasera si tifa l’Italia

Ovviamente all’Eurovision Song Contest, giunto al Gran Finale da Lisbona. Ricordo che a rappresentarci saranno Ermal Meta e Fabrizio Moro che proporranno il brano con il quale hanno vinto il Festival di Sanremo: “Non mi avete fatto niente”. Hanno scelto di eseguirlo in italiano con, per la prima volta nella storia delle partecipazioni eurovisive – non solo italiane –  parti del testo che scorreranno animate in sovraimpressione, in 15 lingue diverse. Ricordo che il testo, ispirato dalla lettera di un compagno di una delle vittime del Bataclan di Parigi, cita le città europee colpite da attacchi terroristici. Le traduzioni permetteranno un po’ a tutti di comprendere il messaggio di “Non mi avete fatto niente”. Come ho già detto, ovviamente dall’Italia non sarà possibile votare per Meta & Moro. Teniamo le dita incrociate! Appuntamento su Rai 1 alle 20.35, con il commento di Federico Russo e Serena Rossi.

Altra serata internazionale

Questa sera su Rai 4 alle 20.50 seconda semifinale dell’edizione 2018 dell’Eurovision Song Contest. Altre 18 canzoni da ascoltare su cui potremo anche esprimerci con il televoto. Se si vuole fare, come pare molte nazioni facciano, strategia contro i favoriti, questa sera non dovremmo votare per la Norvegia, la cui canzone figura tra le papabili alla vittoria subito dopo quella di Israele. Però questo va un po’ contro gli ideali con cui era nata questa manifestazione. Come si legge sulla Guida all’Eurovision Song Contest del sito Eurofestivalnews (guida che vi consiglio e che potete scaricare a questo link), l’Eurovision song contest era nato con lo scopo nobile di promuovere la collaborazione e l’amicizia tra i popoli europei, la ricostituzione di un continente dilaniato dalla guerra attraverso lo spettacolo e la tv. E oltre a questo, molto più prosaicamente, anche sperimentare una diretta in simultanea in più paesi e promuovere il mezzo televisivo nel vecchio continente. Da allora, nel corso degli anni, la manifestazione è cresciuta in maniera costante, passando da evento da teatri e auditorium per un ristretto numero di spettatori a festa popolare. Enjoy la seconda semifinale questa sera. ALL ABOARD!

204 milioni di spettatori!

Sì avete letto bene. Un numero da capogiro. È quanto ha totalizzato lo scorso anno nel mondo la messa in onda dell’Eurovision Song Contest, che noi italiani da sempre chiamiamo Eurofestival. Si tratta di una manifestazione musicale nata nel 1956 e ispirata dichiaratamente al Festival di Sanremo. E poiché come sapete Sanremo è una delle mie… debolezze, poteva non piacermi l’Eurovision Song Contest? E infatti lo seguo da sempre, anche negli anni dal 1998 al 2010, in cui la RAI – come sempre attenta ai gusti del pubblico di nicchia e non agli ascolti… no comment – decise di non partecipare e di non trasmettere l’evento, che quindi noi appassionati dovevamo cercare sulle reti estere. Dal 2011, grazie alla richiesta insistente di un gruppo di fan ed all’interessamento di Raffaella Carrà, la televisione di Stato è tornata sulle sue decisioni. Nel frattempo il concorso è cresciuto di importanza e nel numero dei partecipanti che ora sono sempre più di 40 ed ha accolto anche nazioni non proprio europee come l’Australia, il cui pubblico era da sempre un grande appassionato dell’Eurofestival. Così l’Eurovision Song Contest ora si svolge in tre serate: due semifinali e una finale, cui l’Italia, la Francia, il Regno Unito, la Germania e la Spagna (detti i “Big Five”) accedono di diritto, insieme al paese ospitante, in qualità di soci fondatori. Gli altri possono invece essere eliminati nel corso delle prime due serate. Stasera si comincia con la prima semifinale, in onda su Rai 4 alle 20.50 (la gara proseguirà poi giovedì sempre su Rai4 e sabato la finale su Rai1). L’Italia ha vinto solo due volte: la prima nel 1964, quando a Copenaghen Gigliola Cinquetti trionfò con Non ho l’età. La seconda solo 28 anni dopo, con Toto Cutugno, a Zagabria con l’abbastanza dimenticata, da noi, Insieme: 1992. Come vuole il regolamento, il Paese vincitore deve ospitare l’edizione seguente. Pare che l’organizzazione sia costosissima e quindi non sempre chi vince è contento. Sabato per noi canteranno Ermal Meta e Fabrizio Moro, in qualità di vincitori del Festival di Sanremo. All’edizione di quest’anno partecipano 43 paesi: 42 aderenti all’ente organizzatore più l’Australia. La regola fondamentale è una: ciascun Paese non può votare per il proprio rappresentante, né con il televoto, né tramite la giuria nazionale. I “big 5” e il paese ospitante (Portogallo) sono ammessi come ho detto direttamente alla serata finale, ma per regolamento devono obbligatoriamente votare in una delle due semifinali. Noi potremo votare con il telefono giovedì sera e poi ovviamente sabato, ma sempre non per Ermal Meta e Fabrizio Moro ovviamente. L’Italia tra gli scommettitori è data al nono posto mentre la canzone favorita per la vittoria di quest’anno è quella di Israele. Ma non sempre le previsioni si sono poi rivelate esatte. Staremo a vedere. Intanto stasera potremo ascoltare da Lisbona (il Portogallo ha vinto l’edizione 2017) le prime 19 canzoni. Rai 4 ore 20.50. Buon divertimento. ALL ABOARD!

Perché Sanremo è Sanremo – 5

Il podio che vorrei quest’anno. Ci sono almeno sette canzoni che ho apprezzato moltissimo: direi un record per un’edizione di Sanremo. Alcune da subito, altre al secondo ascolto. Quindi mi auguro di vedere almeno 3 di queste nelle prime posizioni:
Diodato e Roy Paci con “Adesso”. Mi piace molto la voce di Diodato e l’atmosfera che il brano riesce a creare anche grazie all’accompagnamento di Roy Paci.

Ron  con “Almeno pensami”. Il primo ascolto non mi aveva entusiasmato, ma ora mi ha conquistato. Del resto è una canzone scritta da Lucio Dalla, e si sente.

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico con “Imparare ad amarsi”. Beh, che dire: la classe non è acqua. Anche questo brano lo apprezzi al secondo ascolto e lei, anche adesso, è sempre grandissima.

Max Gazzé con “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”. Non è forse una canzone adatta a Sanremo. Non si ricorda facilmente ed è impossibile da canticchiare in bicicletta o sotto la doccia. Ma è di grande suggestione.

Luca Barbarossa con “Passami er sale”. E’ quella che ho impiegato più tempo ad apprezzare. Ma poi mi ha conquistato per la tematica, per la musica e anche per la bella interpretazione di Barbarossa.

Ermal Meta e Fabrizio Moro con “Non mi avete fatto niente”. Sono i vincitori annunciati di quest’anno, il brano è davvero molto bello e loro lo interpretano benissimo.

Lo Stato Sociale con “Una vita in vacanza”. La sorpresa di questo festival. Sono giovani, sono simpatici, sono fuori dagli schemi. Mi assomigliano quindi no? A parte gli scherzi, mio figlio me li aveva segnalati già da qualche tempo, molto prima di Sanremo, e mi dice che hanno in repertorio anche brani migliori. Ma già questo a me adesso piace moltissimo!
Perché lo fai?
Perché non te ne vai?
Una vita in vacanza
Una vecchia che balla
Niente nuovo che avanza
Ma tutta la banda che suona e che canta
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori

Buon sabato a tutti! (I consigli per le serie televisive riprendono la prossima settimana, passato Sanremo)

Perché Sanremo è Sanremo – 3

1984. Il Festival aumenta d’importanza ogni anno di più. E aumenta anche la confusione nel centro di Sanremo. Inizia l’era Pippo Baudo, che presenta affiancato da Edy Angelillo, Elisabetta Gardini, Iris Peynado e Tiziana Pini più due bambine. Tra i cantanti in gara ricordo ovviamente Patty Pravo, che riuscii anche ad intervistare, e la sua Per una bambola. Vinsero Al Bano e Romina con Ci sarà e le canzoni che ebbero maggior successo furono Non voglio mica la luna di Fiordaliso, Nuovo swing di Enrico Ruggeri e Come si cambia di Fiorella Mannoia. Nelle nuove proposte debuttò con Terra promessa Eros Ramazzotti che vinse appunto fra i giovani. Tra gli ospiti rimasi ovviamente molto colpito dai Queen con Freddie Mercury, da Bonnie Tayler, dai Culture Club di Boy George e da Mark Knopfler. Alcuni di loro purtroppo cantarono però in playback… Anche in quell’anno si dormiva davvero pochissimo. continua dopo il video

1985. Ancora Baudo al timone affiancato da una certa Patty Brard, di cui credo che dopo si siano perse completamente le tracce. Il Festival diventava sempre di più una macchina elefantiaca e Sanremo sempre più invivibile in quei giorni. Musicalmente non fu un festival da ricordare, anche perché non solo non c’era l’orchestra dal vivo, ma quell’anno addirittura cantarono tutti in playback. Vinsero i Ricchi e Poveri con Se m’innamoro; tra le altre presenze degne di nota Luis Miguel con Ragazzi di oggi, Eros Ramazzotti, sesto classificato con Una storia importante, e Zucchero con Donne. Nelle nuove proposte, vinte da una tal Cinzia Corrado, ricordo i debutti di Mango e Lena Biolcati. Gli ospiti che ricordo sono i Village People, I Duran Duran, gli Spandau Ballet e soprattutto i Frankie Goes to Holliwood con The Power of Love. Grande emozione anche per Claudio Baglioni che cantò dal vivo accompagnandosi al pianoforte Questo piccolo grande amore. Si continuava a dormire davvero poco. continua dopo il video

1986. L’ultimo “mio” Sanremo degli anni ’80. Presentava Loretta Goggi, prima donna a condurre da sola la manifestazione. Fu l’anno della consacrazione di Eros Ramazzotti che vinse con il brano Adesso tu. Tra le altre presenze degne di nota Renzo Arbore con Il Clarinetto, Mango con Lei verrà, Rossana Casale (che in anni successivi ho conosciuto avendo interpretato alcuni musical) con Brividi. Nelle nuove proposte vittoria di Lena Biolcati con Grande Grande Amore scritta da Stefano D’Orazio (e mi è capitato in seguito di lavorare con entrambi… i casi della vita). Tra gli ospiti ricordo con emozione Sting e la sua Russians, i Drum Theatre con Eldorado e soprattutto i Depeche Mode con Stripped. Ma ormai davvero Sanremo era invivibile e soprattutto la RAI tendeva ad escludere completamente le radio private, quindi per poter realizzare qualche intervista bisognava faticare davvero tanto. Dall’anno successivo iniziavano anche ad aumentare le serate, nel 1987 e 1988 quattro e dal 1989 addirittura cinque. E io sono tornato a vederlo in televisione, a parte qualche incursione negli anni 2000.

Perché Sanremo è Sanremo – 2

1981: il mio secondo Sanremo, non solo l’ultima serata, ma una settimana intera. Le prove del lunedì, martedì e mercoledì e le dirette del giovedì, venerdì e sabato (sì all’epoca il festival durava solo tre sere, non cinque). Una full immersion che a 25 anni sopportavo benissimo, con gran entusiasmo. Fu un festival, condotto da Claudio Cecchetto con Eleonora Vallone, che regalò al pubblico alcune papere divertenti, con tante canzoni entrate nel patrimonio collettivo: Per Elisa di Alice, Maledetta Primavera di Loretta Goggi, Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, Ancora di Eduardo De Crescenzo, Caffè nero bollente di Fiorella Mannoia solo per citarne alcune oltre al tormentone, fuori gara, Gioca Jouer di Cecchetto. Tra gli ospiti più prestigiosi ricordo i Dire Straits (che però si esibirono in playback) e il mito dell’epoca Barry White che interpretò un brano di Billy Joel. Come stampa accreditata avevamo anche libero accesso al Casinò, alle feste organizzate dalle case discografiche, a cene di rappresentanza, alle discoteche di Sanremo… Insomma: una settimana dove non si dormiva mai.  Sempre vivo poi anche in quell’anno il ricordo delle hostess Muratti. Si poteva mancare l’anno dopo? Proprio no. Continua dopo il video


1982: ancora Cecchetto alla conduzione con la debuttante, all’epoca, Patrizia Rossetti, uscita da una specie di “talent” a Domenica In. Una scenografia spaziale, pare costosissima, per un festival con un vincitore annunciato molto prima dell’inizio: Riccardo Fogli. Fu l’anno di Felicità di Al Bano e Romina (che ricordo come una delle meno simpatiche a rispondere alle interviste), di Mia Martini con E non finisce mica il cielo, di Zucchero con Una notte che vola via, ma soprattutto di Vasco Rossi con Vado al massimo. Tra gli ospiti ricordo solo gli America, perché altri si esibirono non all’Ariston o addirittura in collegamento via satellite dagli States e non era stata una grande idea. Sempre notevoli le ragazze Muratti. Solita settimana senza dormire comunque. Continua dopo il video

1983: il presentatore era “Il conte di Montecristo”, cioè Andrea Giordana, affiancato dalle conduttrici di Discoring, programma musicale della prima rete RAI. Non fu una grande idea, comunque. Vinse a sorpresa una debuttante, Tiziana Rivale, bella voce ma forse di stile un po’ datata. La sua canzone, Sarà quel che sarà, sembra un po’ copiata da quella del film “Ufficiale e Gentiluomo”. Sono quelle cose inspiegabili che accadono solo a Sanremo. Tra le altre canzoni dell’anno si ricordano Vacanze Romane dei Matia Bazar, 1950 di Amedeo Minghi (che poi diventò un successo nella versione di Gianni Morandi), L’Italiano di Toto Cutugno, grande hit internazionale, e soprattutto Vita spericolata di Vasco Rossi, arrivata penultima ma poi  successo nelle vendite. Tra gli ospiti ricordo Roberto Benigni che cantò Via con me di Paolo Conte e Peter Gabriel che, cantando Shock the Monkey, si lanciò sulla platea. Per tutta la settimana in teatro si aggirava anche Renzo Arbore con una troupe cinematografica per le riprese di una parte del film “F.F.S.S. Cioè che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene?”, aggiungendo caos a caos.  Di dormire neppure a parlarne.

Perché Sanremo è Sanremo – 1

Stasera si comincia. Inizia la settimana faticosa. 1980: il mio primo Sanremo. Nel senso che per la prima volta l’ho visto dal vivo, al Teatro Ariston. Ci andai per la radio RTL di Tortona, ma soprattutto per passione e curiosità, e solo nella serata finale. Anche perché in gara quell’anno c’era un cantante tortonese, Bruno Noli in arte Bruno D’Andrea, che, dopo il successo di “Nano Nano”, sigla del telefilm “Mork & Mindy”, si presentava in gara con “Mara”. Ma poi era l’anno di Claudio Cecchetto con Roberto Benigni, del bacio ad Olimpia Carlisi, dello scandalo per aver detto “Wojtilaccio”. E fu comunque l’anno del rilancio della manifestazione dopo un po’ di anni bui. Vinse Toto Cutugno con “Solo Noi”, ma quello che ricordo maggiormente di quella serata sono le splendide hostess della sigarette Muratti Ambassador, l’improbabile tinta dei capelli del debuttante Enrico Ruggeri con i Decibel, la, diciamo, “esuberanza” e “goliardia” di Silvia Annichiarico che si aggirava per la platea e la sala stampa dicendo in tutte le interviste solo  “Festivalazzo… festival del…”, la signorilità di Peppino Di Capri e la sua cortesia nel rispondere alla mia intervista. Ma la cosa che mi colpì di più in assoluto fu la classe, lo stile e la voce di Dionne Warwick, ospite della serata.