Come saprete l’argomento “musical” mi è… particolarmente caro. Sono rimasto stupefatto, l’altro giorno, quando sul portale musical.it di cui mi occupo ho dovuto pubblicare la notizia che a Budapest il musical “Billy Elliot” ha dovuto annullare 15 repliche dopo la campagna denigratoria del quotidiano filogovernativo. Secondo il governo ungherese, infatti, lo show con le musiche di Elton John tratto dal celebre film omonimo, farebbe “propaganda gay”. “Come può un’istituzione nazionale così importante come l’opera usare una performance concepita ad uso di bambini intorno ai 10 anni – ovvero nella loro età più fragile – fare questa propaganda gay? – si legge nell’articolo polemico, scritto da Zsofia N. Horvath -. Promuovere l’omosessualità non può essere un obiettivo di Stato, soprattutto in un momento in cui la popolazione invecchia e diminuisce”. Già alle prime polemiche di qualche mese fa Szilveszter Okovacs, direttore nazionale dell’Opera ungherese, aveva risposto dicendo che “solo perché qualcosa che è innegabilmente parte della vita viene mostrata su un palco, non vuol dire che si stia promuovendo quella cosa”. Ma niente: la battaglia contro lo spettacolo non diminuisce. E da noi? “Billy Elliot” è stato già rappresentato per più stagioni per fortuna, ma per il prossimo anno teatrale è annunciata la ripresa di “Priscilla, la Regina del Deserto”: che ne dirà il ministro Fontana? Ma elementi di disturbo potrebbero essere rilevati anche in “A Chorus Line”, in “Hairspray” dove c’è addirittura un uomo vestito da donna, in “Mamma Mia!” dove uno dei possibili padri si dichiara omosessuale, in “Spamalot”, per non parlare di “Kinky Boots”, e forse anche in qualche altro… Cosa diranno i nostri nuovi governanti? E, a pensarci bene, anche “Pinocchio” propone una famiglia non tradizionale eh…