Ogni tanto sui giornali si leggono anche delle storie a lieto fine e che ci fanno sperare che… non tutto sia perduto. Questa è apparsa su Repubblica (ma anche su altre fonti). È la storia, cominciata nel 1996, di Marie Terese, una donna partita senza valige, senza risparmi, con solo i figli piccoli in braccio. È fuggita dal Ruanda, ha attraversato un intero continente, ha dormito per mesi in un container ghiacciato alle porte di Roma, ha avuto il foglio di via, per due anni è stata “invisibile” e senza documenti. Ma non si è arresa. Ora, scrive sempre Valdimiro Polchi, Marie Terese dà lavoro a 159 persone, tra assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, di cui ben 147 italiani, accoglie nei suoi centri 800 richiedenti asilo e ha vinto il MoneyGram Award come imprenditrice immigrata dell’anno. Marie Terese Mukamitsindo ora dice “Oggi la gente è impaurita, impoverita, ostile ai migranti. Un tempo era più accogliente. Quando mi è arrivato quel foglio di via ero a Sezze, in provincia di Latina. Molti cittadini, che avevano imparato a conoscermi, proposero di fare una sottoscrizione e andare in questura per farmi avere i documenti“. Non mi sembra il caso di aggiungere altro. Se volete invece leggere tutto l’articolo, lo trovate a questo link.